Dicembre 2001
6 Dicembre 2001
A Più di vent'anni dall'assassinio di Aldo Moro, dagli archivi della Democrazia Cristiana spuntano i verbali della più drammatica direzione del partito, quella del 9 maggio '78, tenuta poche ore prima del ritrovamento del cadavere dello statista in via Caetani. Gli appunti, scritti a penna, sono stati trovati dallo storico dell'Università Cattolica di Milano, Agostino Giovagnoli, che per primo ha potuto accedere agli archivi del partito dello Scudocrociato. Al contrario di quanto fino ad oggi sostenuto circa la possibilità di un'apertura in extremis alla trattativa con le Br per salvare la vita dell'ostaggio, da quella direzione - spiega Giovagnoli - "emerge la convinzione che per Moro non c'era più niente da fare. Persino l'intervento di Fanfani non rilancia una linea di trattativa". Dai verbali emergono inoltre le posizioni dei più alti esponenti della Dc sull'affaire Moro. Quella di Paolo Emilio Taviani, il quale non chiude del tutto l'ipotesi del contatto con le Br. "Per Sossi - affermava infatti- non abbiamo trattato, ma Moro è troppo importante". Quella di Donat Cattin che, osserva lo storico, "vorrebbe rompere l'alleanza con i comunisti, cosa che farà due anni dopo". Francesco Cossiga, in quanto ministro dell'Interno, non partecipò alla direzione del 9 maggio, ma Giovagnoli ha trovato alcune lettere inedite del senatore a vita, una delle quali indirizzata ad Andreotti, in cui spiega le sue dimissioni rivendicando la bontà della linea della fermezza tenuta nei confronti delle Brigate Rosse. Giovagnoli sarà oggi nella sede dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, in piazza Paganica a Roma, tra i relatori del convegno su "Italia Repubblicana nella crisi degli anni settanta". In quella sede, lo studioso proporrà un ulteriore percorso di ricerca sul periodo del terrorismo in Italia, indicando alcune tematiche sulle quali, a suo parere, appare importante esaminare documentazione già acquisita e cercare di acquisirne altra.